small states on un-certain stereotypes

intervista a Agnès Roux - Le logoscope association

Principato di Monaco, Febbraio 2005

AGNES ROUX - L’Associazione Le Logoscope è nata da tre persone, un attore, una ballerina e un artista d’arte visiva, dalla voglia di queste tre persone, di riflettere sull’arte contemporanea in modo diverso da quello insegnatogli finora. Ci si rendeva conto che tutto il territorio artistico era toccato dalla stessa problematica: grandi sale di esposizione, politica, volevamo qualcosa di più orientato verso la ricerca, verso lo scambio, più per l’incontro dove le persone potessero mettere in piedi dei progetti più facilmente che attraverso il tramite delle istituzioni.
Si è deciso di mettere in piedi un gruppo di lavoro che riflettesse sui mezzi di diffusione e su come le competenze dell’uno potessero alimentare i bisogni/territorio dell’altro. All’inizio non avevamo pensato di farlo necessariamente a Monaco, le circostanze ci hanno permesso di iniziare l’attività a Monaco. Quest’anno di sperimentazione sul territorio ci ha dimostrato che si poteva fare arte contemporanea professionalmente a Monaco, è stato un lavoro che ci ha permesso di fidelizzare un pubblico, creare una rete sempre più larga. Allo stesso tempo essendo un piccolo Stato è un territorio grande per Monaco ma piccolo per il resto del mondo, siamo su un piccolo territorio e quindi è necessario che ce lo si divida, quindi avevamo voglia della nozione collettiva, ma data l’estensione del territorio è stata anche una nozione che si è imposta a noi. Vista la geografia dove si lavorava la nozione collettiva si è imposta a noi, era impossibile non pensare collettivamente data la dimensione del territorio, e nello stesso tempo c’era questa idea di trasmetterci il territorio e le nostre esperienze e il nostro sapere, siamo arrivati a un vero rituale di scambi collettivi partendo dal principio che siamo tutti autonomi e differenti, “collaborando” emerge come cose differenti possono riunire su un territorio collettivo. 10 anni di duro lavoro in cui abbiamo dovuto muoverci molto, molta beneficenza, volontariato etc. La struttura ora inizia ad avere una vera realtà di scambio verso l’esterno.
(estratto dall’intervista)